CHI E' IL GENIO DELLA LAMPADA?
Immaginate di trovare la ben conosciuta Lampada Magica. Voi la strofinereste subito per chiamare il Genio oppure avreste bisogno di un po' di tempo per pensare a cosa chiedergli?
Proviamo a riscrivere la fiaba e cominciamo chiedendoci cosa significa la parola desiderio:
"sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale" (Treccani, s.v. "desiderio").
In psicologia è importante distinguere tra desiderio e bisogno. Semplificando possiamo dire che mentre i bisogni rappresentano ciò che ci serve per sopravvivere e prosperare, i desideri rappresentano ciò che vogliamo per migliorare la qualità della nostra vita e soddisfare le nostre preferenze e aspirazioni personali.
Il desiderio può essere inteso come una tensione interna che si manifesta quando percepiamo un divario tra il nostro stato attuale e quello che vogliamo ottenere. Il desiderio umano è il carburante che alimenta quasi ogni aspetto del nostro comportamento. Questa potente forza interna non solo guida le nostre decisioni quotidiane, ma plasma anche i nostri obiettivi a lungo termine e i sogni per il futuro.
DESIDERIO E MOTIVAZIONE.
La psicologia ha da tempo riconosciuto l'importanza del desiderio come componente essenziale della motivazione. La teoria dell'autodeterminazione, per esempio, sottolinea l'importanza delle motivazioni intrinseche, spesso guidate da desideri autentici, nella promozione del benessere personale e della realizzazione. La motivazione intrinseca è la spinta a fare qualcosa per il puro piacere e soddisfazione che deriva dall'attività stessa, piuttosto che per una ricompensa esterna.
La coerenza interna che si verifica quando i desideri sono coerenti e in sintonia con i valori personali porta ad un maggiore senso di integrità personale, riducendo i conflitti interni e le dissonanze cognitive. Quando le persone agiscono in armonia con i propri valori, si sentono più autentiche e soddisfatte.
Il desiderio non solo motiva azioni specifiche, ma può anche guidare comportamenti complessi e a lungo termine. Ad esempio, il desiderio di miglioramento personale può spingere qualcuno a perseguire studi avanzati o a intraprendere un viaggio di crescita personale. In modo simile, il desiderio di connessione sociale può motivare le persone a costruire e mantenere relazioni significative.
EMOZIONI E DESIDERI.
Il desiderio e l'emozione sono strettamente intrecciati e insieme giocano un ruolo cruciale nella motivazione umana e nel comportamento. Le emozioni spesso alimentano i nostri desideri, intensificando la nostra spinta verso ciò che vogliamo ottenere o possedere. Allo stesso tempo, il processo di desiderare evoca una vasta gamma di emozioni, da anticipazione ed eccitazione a paura e ansia.
Le emozioni possono agire come catalizzatori che danno energia ai nostri desideri. La gioia e l'eccitazione di immaginare la realizzazione di un desiderio possono spingerci a prendere iniziative e perseguire attivamente i nostri obiettivi. La gratificazione derivante dal realizzare un desiderio rinforza il comportamento di perseguirlo attraverso il rilascio di neurotrasmettitori legati alla ricompensa, come la dopamina. Questo non solo rende l'esperienza piacevole ma rafforza anche il legame tra il desiderio specifico e l'azione intrapresa per soddisfarlo.
Inversamente, la paura della mancata realizzazione può sia motivarci a lavorare più duramente, sia causarci di evitare del tutto il perseguimento di un desiderio, a seconda di come gestiamo queste emozioni.
DESIDERIO E BENESSERE PSICOLOGICO.
Dal complesso rapporto tra emozioni e desideri possono derivare criticità per la salute mentale.
Molti elementi, infatti, entrano in gioco a complicare le cose; molte persone non sono abituate a esprimere i propri desideri a causa di fattori culturali, educativi o di esperienze passate. In alcune culture, per esempio, esprimere desideri personali può essere visto come egoistico o inappropriato, portando gli individui a sopprimere o ignorare i propri bisogni in favore delle aspettative sociali o familiari. Altre volte, esperienze negative, come il rifiuto o sentirsi ridicoli dopo aver espresso un desiderio, possono far sì che una persona si ritragga dall'esprimere i propri bisogni in futuro.
Leon Festinger nel 1957 ha introdotto il concetto di dissonanza cognitiva, che si riferisce al disagio psicologico che si verifica quando una persona ha due o più cognizioni (idee, credenze, valori, comportamenti) che sono in conflitto tra loro. Questo disagio motiva l'individuo a ridurre la dissonanza attraverso vari meccanismi di adattamento:
- cambiamento del comportamento, ovvero modificare le proprie azioni per allinearle con i propri desideri e credenze;
- cambiamento di cognizione, che consiste nel modificare le proprie credenze o atteggiamenti per ridurre il conflitto con i desideri;
- aggiunta di nuove cognizioni, introducendo nuove informazioni o credenze che aiutano a giustificare il comportamento o desiderio in conflitto;
- razionalizzazione, ovvero creare spiegazioni o scuse per giustificare il comportamento o il desiderio.
Quando i desideri sono costantemente in conflitto con le credenze o i valori, la dissonanza cognitiva può portare a un notevole disagio psicologico, stress e insoddisfazione. Pertanto, è importante per il benessere personale cercare di raggiungere un equilibrio tra desideri, valori e comportamenti. L' autoconsapevolezza, la riflessione personale e, se necessario, l'aiuto di un professionista possono essere strumenti utili per gestire e ridurre la dissonanza cognitiva.
CHI E' IL GENIO DELLA LAMPADA?
Tornando alla nostra lampada magica, sapremmo esprimere tre desideri?
Quanto siamo capaci di desiderare? Può sembrare una domanda banale, ma a voler approfondire la risposta potrà sorprendere.
Per scoprirlo possiamo iniziare il nostro diario dei desideri: proviamo a scrivere cosa vogliamo in pochissime parole e come se lo stessimo chiedendo al genio.
Ci renderemo presto contro che non è così semplice mettere nero su bianco tutti i nostri desideri.
Proviamo a fare delgi esempi:
1. Voglio restare in salute.
Che valenza ha questo desiderio? Potremmo pensare che non dipende da noi, che è il destino o la fortuna/sfortuna. Nel rileggere questo però ci rendiamo conto che scrivere "voglio restare in salute" può diventare programmatico: se lo desidero davvero allora adotterò comportamenti che mi porteranno a questo obiettivo, magari abbandonerò alcune abitudini e ne adotterò altre. In caso contrario dovrò rivedere quello che ho scritto e domandarmi se davvero è un mio desiderio.
Riproviamo...
2. Voglio delle scarpe nuove.
3. Voglio cambiare lavoro.
4. Voglio più tempo per praticare sport.
Se rileggo posso accorgermi che implicazioni hanno i desideri che ho scritto. Se compro scarpe nuove aumento le mie spese e magari questo non è compatibile con il desiderio di cambiare lavoro. Magari invece sono scarpe da corsa che mi permetteranno di dedicarmi allo sport. Se si tratta di scarpe costose potrebbero spingermi a cercare un lavoro che mi permetta di comprarle, ma che magari mi costringerà a ridurre il tempo dedicato allo sport.
Mano a mano che la nostra lista si allungherà ci accorgeremo che abbiamo desideri che contrastano tra di loro e saremo portati a rimodularli. In altri casi i nostri desideri sono rivelatori di ambizioni che non ci siamo mai concessi di verbalizzare, oppure potrà capitare che ci troveremo in imbarazzo a scriverli.
Se proviamo per qualche giorno a stilare la lista ci accorgeremo della nostra capacità di desiderare e potremmo scoprire molte cose di noi stessi; metteremo ordine nella nostra mente e molti desideri diventeranno obiettivi. Andando avanti potrà accadere che il modo in cui desideriamo si modificherà e la lista prenderà forme inaspettate.
Potrebbe rivelarsi divertente spuntare un desiderio nell'elenco poiché si è avverato e potrebbe diventare un'abitudine quotidiana molto motivante!
Il genio della lampada siamo noi!
Potenti, poiché portatori di cambiamento.
Magici, poiché capaci di immaginare.
Proviamo a riscrivere la fiaba e cominciamo chiedendoci cosa significa la parola desiderio:
"sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale" (Treccani, s.v. "desiderio").
In psicologia è importante distinguere tra desiderio e bisogno. Semplificando possiamo dire che mentre i bisogni rappresentano ciò che ci serve per sopravvivere e prosperare, i desideri rappresentano ciò che vogliamo per migliorare la qualità della nostra vita e soddisfare le nostre preferenze e aspirazioni personali.
Il desiderio può essere inteso come una tensione interna che si manifesta quando percepiamo un divario tra il nostro stato attuale e quello che vogliamo ottenere. Il desiderio umano è il carburante che alimenta quasi ogni aspetto del nostro comportamento. Questa potente forza interna non solo guida le nostre decisioni quotidiane, ma plasma anche i nostri obiettivi a lungo termine e i sogni per il futuro.
DESIDERIO E MOTIVAZIONE.
La psicologia ha da tempo riconosciuto l'importanza del desiderio come componente essenziale della motivazione. La teoria dell'autodeterminazione, per esempio, sottolinea l'importanza delle motivazioni intrinseche, spesso guidate da desideri autentici, nella promozione del benessere personale e della realizzazione. La motivazione intrinseca è la spinta a fare qualcosa per il puro piacere e soddisfazione che deriva dall'attività stessa, piuttosto che per una ricompensa esterna.
La coerenza interna che si verifica quando i desideri sono coerenti e in sintonia con i valori personali porta ad un maggiore senso di integrità personale, riducendo i conflitti interni e le dissonanze cognitive. Quando le persone agiscono in armonia con i propri valori, si sentono più autentiche e soddisfatte.
Il desiderio non solo motiva azioni specifiche, ma può anche guidare comportamenti complessi e a lungo termine. Ad esempio, il desiderio di miglioramento personale può spingere qualcuno a perseguire studi avanzati o a intraprendere un viaggio di crescita personale. In modo simile, il desiderio di connessione sociale può motivare le persone a costruire e mantenere relazioni significative.
EMOZIONI E DESIDERI.
Il desiderio e l'emozione sono strettamente intrecciati e insieme giocano un ruolo cruciale nella motivazione umana e nel comportamento. Le emozioni spesso alimentano i nostri desideri, intensificando la nostra spinta verso ciò che vogliamo ottenere o possedere. Allo stesso tempo, il processo di desiderare evoca una vasta gamma di emozioni, da anticipazione ed eccitazione a paura e ansia.
Le emozioni possono agire come catalizzatori che danno energia ai nostri desideri. La gioia e l'eccitazione di immaginare la realizzazione di un desiderio possono spingerci a prendere iniziative e perseguire attivamente i nostri obiettivi. La gratificazione derivante dal realizzare un desiderio rinforza il comportamento di perseguirlo attraverso il rilascio di neurotrasmettitori legati alla ricompensa, come la dopamina. Questo non solo rende l'esperienza piacevole ma rafforza anche il legame tra il desiderio specifico e l'azione intrapresa per soddisfarlo.
Inversamente, la paura della mancata realizzazione può sia motivarci a lavorare più duramente, sia causarci di evitare del tutto il perseguimento di un desiderio, a seconda di come gestiamo queste emozioni.
DESIDERIO E BENESSERE PSICOLOGICO.
Dal complesso rapporto tra emozioni e desideri possono derivare criticità per la salute mentale.
Molti elementi, infatti, entrano in gioco a complicare le cose; molte persone non sono abituate a esprimere i propri desideri a causa di fattori culturali, educativi o di esperienze passate. In alcune culture, per esempio, esprimere desideri personali può essere visto come egoistico o inappropriato, portando gli individui a sopprimere o ignorare i propri bisogni in favore delle aspettative sociali o familiari. Altre volte, esperienze negative, come il rifiuto o sentirsi ridicoli dopo aver espresso un desiderio, possono far sì che una persona si ritragga dall'esprimere i propri bisogni in futuro.
Leon Festinger nel 1957 ha introdotto il concetto di dissonanza cognitiva, che si riferisce al disagio psicologico che si verifica quando una persona ha due o più cognizioni (idee, credenze, valori, comportamenti) che sono in conflitto tra loro. Questo disagio motiva l'individuo a ridurre la dissonanza attraverso vari meccanismi di adattamento:
- cambiamento del comportamento, ovvero modificare le proprie azioni per allinearle con i propri desideri e credenze;
- cambiamento di cognizione, che consiste nel modificare le proprie credenze o atteggiamenti per ridurre il conflitto con i desideri;
- aggiunta di nuove cognizioni, introducendo nuove informazioni o credenze che aiutano a giustificare il comportamento o desiderio in conflitto;
- razionalizzazione, ovvero creare spiegazioni o scuse per giustificare il comportamento o il desiderio.
Quando i desideri sono costantemente in conflitto con le credenze o i valori, la dissonanza cognitiva può portare a un notevole disagio psicologico, stress e insoddisfazione. Pertanto, è importante per il benessere personale cercare di raggiungere un equilibrio tra desideri, valori e comportamenti. L' autoconsapevolezza, la riflessione personale e, se necessario, l'aiuto di un professionista possono essere strumenti utili per gestire e ridurre la dissonanza cognitiva.
CHI E' IL GENIO DELLA LAMPADA?
Tornando alla nostra lampada magica, sapremmo esprimere tre desideri?
Quanto siamo capaci di desiderare? Può sembrare una domanda banale, ma a voler approfondire la risposta potrà sorprendere.
Per scoprirlo possiamo iniziare il nostro diario dei desideri: proviamo a scrivere cosa vogliamo in pochissime parole e come se lo stessimo chiedendo al genio.
Ci renderemo presto contro che non è così semplice mettere nero su bianco tutti i nostri desideri.
Proviamo a fare delgi esempi:
1. Voglio restare in salute.
Che valenza ha questo desiderio? Potremmo pensare che non dipende da noi, che è il destino o la fortuna/sfortuna. Nel rileggere questo però ci rendiamo conto che scrivere "voglio restare in salute" può diventare programmatico: se lo desidero davvero allora adotterò comportamenti che mi porteranno a questo obiettivo, magari abbandonerò alcune abitudini e ne adotterò altre. In caso contrario dovrò rivedere quello che ho scritto e domandarmi se davvero è un mio desiderio.
Riproviamo...
2. Voglio delle scarpe nuove.
3. Voglio cambiare lavoro.
4. Voglio più tempo per praticare sport.
Se rileggo posso accorgermi che implicazioni hanno i desideri che ho scritto. Se compro scarpe nuove aumento le mie spese e magari questo non è compatibile con il desiderio di cambiare lavoro. Magari invece sono scarpe da corsa che mi permetteranno di dedicarmi allo sport. Se si tratta di scarpe costose potrebbero spingermi a cercare un lavoro che mi permetta di comprarle, ma che magari mi costringerà a ridurre il tempo dedicato allo sport.
Mano a mano che la nostra lista si allungherà ci accorgeremo che abbiamo desideri che contrastano tra di loro e saremo portati a rimodularli. In altri casi i nostri desideri sono rivelatori di ambizioni che non ci siamo mai concessi di verbalizzare, oppure potrà capitare che ci troveremo in imbarazzo a scriverli.
Se proviamo per qualche giorno a stilare la lista ci accorgeremo della nostra capacità di desiderare e potremmo scoprire molte cose di noi stessi; metteremo ordine nella nostra mente e molti desideri diventeranno obiettivi. Andando avanti potrà accadere che il modo in cui desideriamo si modificherà e la lista prenderà forme inaspettate.
Potrebbe rivelarsi divertente spuntare un desiderio nell'elenco poiché si è avverato e potrebbe diventare un'abitudine quotidiana molto motivante!
Il genio della lampada siamo noi!
Potenti, poiché portatori di cambiamento.
Magici, poiché capaci di immaginare.
Dott.ssa Susanne Beyer
Bibliografia
- Festinger, L. (1957). A Theory of Cognitive Dissonance. Stanford University Press.
- Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2000). The "What" and "Why" of Goal Pursuits: Human Needs and the Self-Determination of Behavior. Psychological Inquiry, 11(4), 227-268.
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- Bandura, A. (1997). Self-Efficacy: The Exercise of Control. W.H. Freeman.