SCOMPARSO PHILIP ZIMBARDO.
Il 14 ottobre 2024, è scomparso a 91 anni Philip Zimbardo, uno dei più influenti psicologi del XX secolo, noto soprattutto per il suo controverso Stanford Prison Experiment. Questo studio, condotto nel 1971, rimane un punto di riferimento nella psicologia sociale per la sua esplorazione delle dinamiche di potere e di come i ruoli sociali influenzino il comportamento umano. Tuttavia, l'esperimento sollevò anche importanti questioni etiche che segnano ancora oggi il dibattito sulla responsabilità dei ricercatori
Lo Stanford Prison Experiment: ipotesi e contesto
Zimbardo progettò l'esperimento per indagare come le persone comuni reagiscono quando vengono inserite in un contesto che dà loro potere (come le "guardie") o le sottomette (come i "prigionieri"). Questa ricerca si basava su concetti sviluppati da Gustave Le Bon sulla psicologia delle folle. Le Bon, nella sua opera "La psychologie des foules" (1895), teorizzava che, in un contesto di gruppo o folla, gli individui perdono la propria identità personale e sono più inclini a comportarsi in maniera irrazionale e spesso violenta. Zimbardo voleva esplorare se un processo simile potesse verificarsi in una prigione simulata, dove le dinamiche di gruppo, l'autorità e l'anonimato avrebbero trasformato il comportamento dei partecipanti
Ipotesi e obiettivi
L'ipotesi di Zimbardo era che i ruoli sociali imposti dal contesto avrebbero avuto un'influenza maggiore sulla condotta delle persone rispetto alle loro inclinazioni personali. Credeva che i partecipanti, una volta assegnati ai ruoli di "guardie" o "prigionieri", avrebbero adattato il loro comportamento in modo estremo, con le guardie che sarebbero diventate autoritarie e i prigionieri sottomessi o ribelli. L’obiettivo principale era dimostrare che il comportamento umano è plasmato dalle circostanze esterne più che dai tratti della personalità
Svolgimento e risultati attesi
L'esperimento si svolse nei sotterranei del dipartimento di psicologia di Stanford, trasformati in una prigione simulata. Ai partecipanti, tutti studenti universitari, fu assegnato casualmente il ruolo di guardia o prigioniero. Le "guardie" dovevano mantenere l'ordine senza ricorrere alla violenza fisica, mentre i "prigionieri" dovevano sottostare alle regole stabilite dalle guardie. Zimbardo prevedeva che i partecipanti si sarebbero adattati progressivamente ai loro ruoli, ma non prevedeva che le dinamiche di potere degenerassero così rapidamente
Risultati inattesi
L'esperimento fu interrotto dopo soli sei giorni (su due settimane previste) a causa della rapidità con cui le guardie iniziarono a comportarsi in maniera abusiva e i prigionieri a manifestare stress psicologico acuto. Le guardie divennero sadiche, umiliando i prigionieri, privandoli del sonno e imponendo punizioni psicologiche. I prigionieri, dal canto loro, mostrarono segni di grave stress emotivo, con alcuni che ebbero veri e propri crolli psicologici.
Questi risultati andarono ben oltre le aspettative di Zimbardo. Mentre si aspettava un certo livello di adattamento ai ruoli, non immaginava la rapidità con cui le guardie sarebbero diventate oppressive e i prigionieri sottomessi o ribelli. L'esperimento fornì prove chiare del concetto di deindividuazione, in cui gli individui, una volta inseriti in un gruppo o una gerarchia, perdono il senso di responsabilità personale, un'idea che si riallaccia alle teorie di Le Bon
Questioni etiche sollevate dall'esperimento
L’esperimento di Zimbardo sollevò critiche profonde dal punto di vista etico. Non solo i partecipanti subirono gravi effetti psicologici, ma Zimbardo stesso fu criticato per aver assunto un ruolo attivo nell'esperimento, perdendo il distacco necessario come ricercatore. Durante l'esperimento, Zimbardo interpretava il ruolo di "supervisore del carcere", e solo su pressione della sua futura moglie, Christina Maslach, si rese conto della gravità degli abusi psicologici che si stavano verificando
Questa esperienza portò a una revisione delle linee guida etiche per la conduzione di esperimenti in psicologia. In particolare, evidenziò l'importanza del consenso informato e della protezione dei partecipanti da possibili danni psicologici. L'assenza di un monitoraggio esterno e la mancanza di protocolli chiari per fermare l'esperimento una volta degenerato furono fortemente criticati, e l'esperimento divenne un caso di studio su come non condurre ricerche che coinvolgano esseri umani
Eredità di Zimbardo
Nonostante le polemiche, lo Stanford Prison Experiment rimane uno dei contributi più importanti alla psicologia sociale, dimostrando come le situazioni di potere possano trasformare il comportamento umano, portando persone ordinarie a commettere atti estremamente crudeli. Il lavoro di Zimbardo ha influenzato profondamente la comprensione delle dinamiche di gruppo, della deumanizzazione e delle pressioni situazionali, fornendo anche spunti per riflettere sul potenziale abuso di potere in contesti reali, come le prigioni o il sistema militare
Zimbardo, negli anni successivi, ha riconosciuto gli errori etici del suo esperimento e ha contribuito al dibattito sulla responsabilità dei ricercatori. Ha continuato la sua carriera esplorando temi come la timidezza, il bystander effect e l'eroismo quotidiano, con progetti come l'Heroic Imagination Project, per incoraggiare le persone a compiere atti di eroismo nella vita di tutti i giorni
In definitiva, la sua eredità va oltre le controversie etiche dello Stanford Prison Experiment, offrendo una comprensione profonda del comportamento umano e delle forze situazionali che lo modellano.
Dr. Susanne Beyer
Bibliografia:
- Le Bon, Gustave. La psychologie des foules. 1895.
- Zimbardo, Philip G. The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil. Random House, 2007.
- Stanford Report. “Philip Zimbardo, the Psychologist Behind the ‘Stanford Prison Experiment,’ Dies at 91.” Stanford University, October 14, 2024.
- Zimbardo, Philip G. Shyness: What It Is, What to Do About It. Da Capo Press, 1977.
- KQED. “Stanford Psychologist Behind the Controversial 'Stanford Prison Experiment' Dies at 91.” October 2024.
- Wikipedia. Philip Zimbardo.